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Il disturbo Borderline di Personalità e la relazione di coppia

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Il disturbo Borderline di Personalità e la relazione di coppia

Cos’è il Disturbo Borderline di Personalità

Capita spesso di leggere articoli, post pubblicati su diversi social network o anche solo di discutere riguardo il tema de il Disturbo di Personalità Borderline. Le sfaccettature che rappresentano questo disturbo sono molte e difficili da identificare e riconoscere. 

Quello che è osservabile in una persona che presenta un disturbo borderline è un pattern pervasivo di disregolazione ed instabilità delle relazioni, dell’immagine che l’individuo ha di sé e delle proprie emozioni, volubilità che governa in modo preponderante la vita dell’individuo soprattutto su aspetti relazionali, familiari, sociali e anche lavorativi.

Il disturbo Borderline di Personalità ha il suo esordio nella prima età adulta e si manifesta in differenti contesti di vita della persona. (DSM 5- Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali; Raffaello Cortina Editore; 2014).

La difficoltà principale di chi soffre di questo disturbo è non aver una idea stabile ed equilibrata delle relazioni interpersonali, difficoltà che inevitabilmente si manifesta in modo disfunzionale nei rapporti sociali e soprattutto, nell’idea che l’individuo ha di sé. Il disturbo borderline può manifestarsi anche in alcuni aspetti della vita dell’individuo e quindi far sì che la persona abbia dei “tratti borderline” che non sono diagnosticabili come un vero e proprio disturbo ma che compromettono in modo pervasivo la vita della persona e soprattutto le sue relazioni interpersonali.

Sintomi

I sintomi del disturbo Borderline sono molti e si manifestano con modalità ed entità diverse da persona a persona. Non a caso si parla, come ho già scritto, di “tratti borderline”, poiché non è necessario avere una diagnosi definita del disturbo.

Principalmente, se dovessimo elencarli in modo riassuntivo, potremmo dire che i sintomi preponderanti e disturbanti sono:

  • La persona vive una forte incostanza nelle relazioni affettive, governate da atteggiamenti impulsivi e decisioni rapide, non ponderate;
  • Prova un altissimo e disturbante terrore costante di essere abbandonato che si manifesta con appunto, atteggiamenti disfunzionali come una gelosia smisurata, un controllo ossessivo nei confronti del partner, un coinvolgimento nella relazione eccessivo e acuto, atteggiamenti messi in atto attraverso comportamenti pericolosi, autopunitivi e violenti nei confronti dell’altro;
  • Molto spesso, l’individuo attacca le relazioni “sane” nel momento in cui sente che potrebbero stabilizzarsi e maturare proprio perché ha interiorizzato l’idea che ogni relazione comporterà un abbandono/rifiuto (si prepara ad un futuro abbandono definito come certo dalla persona che sperimenta questo vissuto);
  • La persona manifesta un malessere eccessivo e spropositato finalizzato a far sì che chi è accanto a lui si prenda cura di lui. Il malessere può essere accompagnato anche da tentativi suicidari e azioni autolesive.

La maggior parte dei sintomi elencati sono interpretati spesso come sintomi esplicati da una persona che “non è equilibrata, non sta bene, non funziona a livello sociale”.

Quello che mi preme sottolineare in questo articolo è ragionare insieme ai lettori rispetto a quanta sofferenza possa aver sperimentato una persona che presenta un Disturbo Borderline di Personalità e quanto sia stato alto il prezzo da pagare per questa persona nella costruzione dell’immagine di sé e delle relazioni con il mondo esterno.

Le cause relazionali

Da dove nasce la sofferenza della persona con Disturbo Borderline? Consa ha fatto sì che si manifestasse una sintomatologia tanto compromessa e grave che mina inevitabilmente le relazioni interpersonali intraprese dall’individuo?

Le cause principali ascrivibili alla manifestazione del disturbo borderline sono da rimandare all’infanzia che la persona ha vissuto e quindi al rapporto con la sua famiglia di origine.

Le relazioni vissute con la famiglia di origine della persona borderline sono caratterizzate da quattro elementi descritti magistralmente da Lorna Smith Benjamin, psicologa e direttrice dell’Istituto Neuropsichiatrico dell’Università dello Utah:

  • Confusione familiare. La persona con disturbo borderline ha vissuto un’infanzia dettata da caos familiare di diverso tipo, caratterizzata da cambiamenti repentini di abitazioni, di figure di riferimento, scontri tra genitori, tradimenti, crisi nella coppia genitoriale accese, separazioni conflittuali, cambi di partner presentati in casa senza preavviso, violenze verbali e fisiche, abuso di alcol e sostanze da parte delle figure di riferimento che si manifestano con atteggiamenti aggressivi in casa.
  • Affiliazione ed abbandono. L’infanzia dell’adulto borderline è caratterizzata da momenti di sincero affetto da parte delle figure di riferimento seguiti da esperienze ripetute di abbandono di uno o più figure di riferimento (ad esempio allontanamento del partner di uno dei due genitori) o di allontanamento fisico ed emotivo di uno o entrambi i genitori senza una giustificazione adeguata (un genitore, banalmente, che è affettuoso in alcuni momenti e completamente assente e non sufficientemente attento a prendersi cura da un punto di vista fisiologico ed emotivo/affettivo del figlio).
  • Famiglia di origine tradita. Anche in questo caso, la persona che sviluppa un disturbo borderline ha sperimentato un forte legame autentico con i genitori che però non sono stati sufficientemente amorevoli con lui o per lo meno, lo sono stati in modo discontinuo e confusionario, tanto da comportare una ricerca di attenzioni e cure all’esterno della propria famiglia di origine e quindi, una conseguente manifestazione di disaccordo da parte dei propri genitori che reputano la ricerca di attenzione del bambino come un tradimento vero e proprio. Questo comporta quindi lo sviluppo di un forte senso di colpa nel bambino, che percepirà anche in età adulta, quando sentirà la sana esigenza di crearsi una sua autonomia rispetto alla propria famiglia.
  • La malattia e l’infelicità come richiesta d’amore. La persona con disturbo borderline di personalità ha imparato, durante l’infanzia, che la sua sofferenza fisica e/o emotiva attira l’attenzione amorevole dei suoi genitori che si preoccupano per lui e che di conseguenza assumono un comportamento di vicinanza e di presa in carico del bambino. È come se dicesse a se stesso “se sono malato, se soffro, se chiedo aiuto per questi motivi, ricevo amore”. (La cura delle infanzie infelici. Viaggio nell’origine dell’oceano borderline; Raffaello Cortina Editore; novembre 2013).

Il bambino che attacca

Ciò porta il bambino ad ATTACCARE, dopo averlo cercato, il LEGAME appena stabilito

Ho chiamato questo paragrafo “Le cause relazionali” per sottolineare l’alta percentuale di concause relazionali e familiari che possono comportare alla manifestazione sintomatologica del disturbo borderline di personalità. La concausa principale che comporta la manifestazione del disturbo è principalmente attribuibile alla difficoltà che l’individuo ha nel ricevere un amore autentico e costante da parte dei propri genitori.

L’essere umano è autoconservativo di natura e tende sempre a trovare una strategia per sopravvivere a quella che io definisco “minaccia di morte” (paura di essere rifiutati, disconfermati, abbandonati). Per un bambino che non ha ancora sviluppato un pensiero logico-formale e che quindi non riesce a comprendere quanto le difficoltà dei genitori e la loro assenza dipenda da lui e quanto invece dipenda da fattori esterni, risulta indispensabile “normalizzare” un atteggiamento genitoriale disfunzionale e che procura sofferenza, poiché il bambino è impotente e dipendente dai propri genitori.

Come vive la relazione di coppia la persona con disturbo borderline

È intuibile quanto sia difficoltoso costruire una relazione stabile e “sana” per una persona che ha imparato ad aspettarsi un esperienza di allontanamento e abbandono da parte di persone care. 

Nel momento in cui inizierà a percepire un legame con l’altro, la persona borderline tenderà a boicottare la relazione in tutti i modi per difendersi da una aspettativa traumatica di abbandono. Penserà quindi che la storia non potrà funzionare, che non avrà futuro fin dal principio, che è necessario “mettere alla prova” l’altro con atteggiamenti disfunzionali come:

  • la gelosia smisurata e disfunzionale finalizzata a dover necessariamente trovare uno stimolo che confermi l’idea che il partner non lo ama;
  • atteggiamenti autosabotanti come il creare un legame viscerale e, nel momento in cui la relazione inizia a concretizzarsi, mettere in atto atteggiamenti disfunzionali quali un tradimento, un allontanamento improvviso e non giustificato, atteggiamenti ambivalenti ed ambigui al fine di aspettarsi un abbandono e un rifiuto da parte del partner;
  • la richiesta di attenzioni e cure da parte del partner con atteggiamenti disfunzionali quali manifestazioni violente, autolesive, tentativi suicidari, per cercare una dimostrazione di amore da parte del partner uguale a quella appresa durante l’infanzia (se sono malato e soffro, ricevo attenzione e amore).

Il fil rouge onnipresente nell’idea di relazione della persona borderline o che presenta tratti borderline è: l’ambivalenza nei rapporti, come quelli introiettati nell’esperienza infantile con le figure di riferimento, e la costante paura di essere abbandonati. Questo è il modo in cui l’individuo si presta a vivere la relazione di coppia, poiché è portato inevitabilmente a riconoscere quello che conosce, quello che ha appreso.

Il supporto terapeutico è indispensabile in queste situazioni, non solo alla coppia che inevitabilmente sperimenta diverse forme di crisi e difficoltà, ma anche al singolo individuo che ha bisogno di intraprendere una vera e propria ricostruzione interpersonale dell’immagine di sé, dell’idea di amore, delle relazioni interpersonali.

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