Cos’è la dipendenza affettiva
Si parla di dipendenza affettiva in una situazione in cui a dipendere è un adulto che dovrebbe essere autonomo e indipendente, autosufficiente rispetto all’altro. In questo caso la dipendenza affettiva è negativa perché condiziona la vita dell’individuo che, per potersi sentire rassicurato, per poter sopravvivere ha bisogno di avere accanto a sé la costante presenza del partner che diventa l’oggetto del desiderio morboso e ossessivo, indispensabile e vitale per chi sperimenta questo tipo di atteggiamento relazionale. è come se la persona avesse la certezza di “vivere e sopravvivere in modo sicuro solo e se c’è la presenza costante dell’altro”.
Vediamo insieme quali sono le caratteristiche principali.
Come si sviluppa
Le caratteristiche principali della dipendenza affettiva possono essere molte e diverse tra loro, proprio perché rispecchiano la personalità e i bisogni profondi di chi sperimenta la problematica. Il sintomo principale ed evidente della dipendenza affettiva è la rinuncia dei propri bisogni primari e della propria autonomia vitale pur di non perdere la presenza del proprio partner. L’individuo quindi nega a se stesso i propri bisogni di autonomia e indipendenza affidando la propria vita nelle mani del partner che viene riconosciuto come unica persona capace di soddisfare i bisogni dell’altro e quindi, unica persona capace di prendersi cura dell’altro.
In questo modo la persona che vive uno stato di dipendenza affettiva, seppur adulta, non si riconosce la capacità di riuscire a prendersi cura di sé in modo autonomo. La presenza o l’assenza del partner compromettono irreversibilmente la salute psicofisica dell’individui poiché l’individuo stesso vive e sopravvive in merito alla presenza dell’altro.
Le specifiche della dipendenza affettiva
È una condizione di dipendenza disfunzionale e deleteria poiché rispecchia la sintomatologia tipica di dipendenza da sostanze tanto che Anthony Giddens elenca tre principali specifiche della dipendenza affettiva che sono:
- Il piacere collegato all’amore. L’amore provoca piacere euforico, in relazione alla manifestazione di atteggiamenti da parte del partner che è la “sostanza” che procura ebbrezza, euforia.
- La tolleranza. La caratteristica di questo aspetto è l’aumento graduale della “dose” che è il tempo da trascorrere con il partner, inversamente proporzionale al tempo da dedicare a se stessi. L’assenza dell’altro provoca uno stato alterato di disperazione e sofferenza che può essere ridotto e controllato solo con la presenza del partner, come se fosse la sostanza che serve per ristabilire la tranquillità e la piacevolezza del mondo.
- Incapacità nel controllare se stesso. La persona con dipendenza affettiva sperimenta una vera e propria incapacità di gestire e controllare i propri impulsi nei confronti della ricerca disperata del partner e della sua presenza. Questo atteggiamento provoca inevitabilmente atteggiamenti controproducenti, comportamenti non funzionali per sé e di conseguenza, sentimenti di vergogna e frustrazione nei confronti della situazione e della risposta che l’individuo ha messo in atto. La frustrazione attiva un circolo vizioso che viene attivato cercando, in modo fallimentare, di riacquisire la presenza costante dell’altro e quindi una forma di rassicurazione per sé.
(https://books.google.it/books?id=H-bQDAAAQBAJ&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false)
Altre caratteristiche osservabili nella persona con dipendenza affettiva possono essere:
- paura dell’abbandono (che comporta la messa in atto di comportamenti poco ragionevoli);
- paura di solitudine e della distanza;
- devozione;
- paura eccessiva nel mostrare se stessi;
- assenza di confini tra sé e il partner “tu sei ciò che sono io”;
- autostima bassa e conferma di non meritare di essere felici;
- gelosia morbosa;
- isolamento.
Cause
Le cause ascrivibili all’esordio della dipendenza affettiva sono diverse, ma tutte possono essere descritte con una caratterizzazione ben precisa.
La dipendenza affettiva è un concetto spesso utilizzato per descrivere aspetti negativi di una relazione. In realtà il termine dipendenza può avere sfaccettature positive e indispensabili per tutti gli esseri umani, per lo meno in un periodo ben definito di tempo.
L’essere umano è di natura, appena nasce, impotente e dipendente nei confronti della sua figura di accudimento primaria (la mamma, il papà o qualsiasi altra persona che si prende cura del neonato).
Impotente poiché non può sopravvivere nutrendosi e prendendosi cura di sé autonomamente e, di conseguenza, dipendente poiché appunto ha necessità di dipendere dalla figura di attaccamento che si prenderà cura della sua salute fisica ed affettivo-emotiva.
La dipendenza in questa circostanza è definita sana, poiché è indispensabile per agevolare la crescita del bambino e la sua consapevolezza di sé e del mondo circostante.
Sicurezza nel rapporto con la figura di riferimento
Il bambino infatti da piccolo riesce a distinguere ciò che è minaccioso da ciò che è sicuro solo e soltanto affidandosi totalmente alla distinzione che la figura di accudimento attua, proprio perché è dipendente ed impotente nei confronti del caregiver. Se il caregiver è capace di soddisfare il bisogno di attaccamento e il bisogno di esplorazione del bambino in modo adeguato ed efficace (parole attaccamento ed esplorazione sono all’interno di articolo sentirsi inadeguati in coppia), il bambino saprà che potrà esplorare il mondo e successivamente ritornare alla “base” che lo accoglierà e lo farà sentire al sicuro.
La sicurezza del rapporto con la figura di riferimento è fondamentale poiché aiuta l’individuo a costruire una propria autonomia e una idea di sé come di essere meritevole di amore e quindi capace di esplorare il mondo in autonomia (di crescere) senza aver paura di perdere l’altro. L’aspetto disfunzionale della relazione di attaccamento può invece compromettere le relazioni future dell’individuo.
La dipendenza sana
La dipendenza sana quindi si ridimensiona man mano che l’individuo cresce e che perde la necessità di definirsi dipendente ed impotente nei confronti della figura di attaccamento poiché appunto riconosce di essere adulto, sano, forte ed autonomo, di non “morire” in assenza dell’altro. La perdita di queste due dimensioni può dipendere quindi dalla adeguatezza del rapporto con la figura di attaccamento.
Più un bambino percepisce il proprio caregiver rassicurante e presente sempre per se stesso ma allo stesso tempo fiducioso della capacità del piccolo di autonomizzarsi sperimentandosi da solo, più crescendo percepirà se stesso in modo adeguato, idoneo e autonomo, senza dipendere totalmente dall’altro per poter sopravvivere. Al contrario, più il bambino sentirà l’esigenza di dover dipendere dalla propria figura di riferimento per paura di non sopravvivere autonomamente, più da adulto potrà percepirsi poco autonomo, incapace di prendersi cura di sé autonomamente e quindi ancora una volta bisognoso della presenza di qualcuno che si prenda cura di lui totalmente.
Trattamento
Il percorso psicologico che svolgo in studio è orientato all’approfondimento individuale e di coppia della vita di ciascun individuo che richiede una consulenza. Durante il percorso psicologico indagherò i vissuti dell’individuo, le mancanze che ha avvertito, evidenti o percepite, durante la sua infanzia per comprendere come mai ad oggi ha necessità di sopravvivere solo e soltanto in presenza dell’altro.
Il lavoro consiste nell’aiutare le persone a definirsi in un tempo e in uno spazio reale e a ridurre quella sensazione di angoscia di morte che spinge la persona a dover creare una dipendenza affettiva per poter sopravvivere e non soccombere.
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