Oggi affrontiamo una problematica molto diffusa e in questo articolo impareremo a riconoscere, affrontare e regolare l’ansia. L’ansia appartiene alla struttura cerebrale e comportamentale dell’individuo fin dalla nascita. Possiamo dire che faccia parte del nostro DNA, proprio perché ha una funzione evolutiva fondamentale. Se pensiamo a come ci siamo potuti evolvere rispondendo e difendendoci dalle minacce esterne fin dalla preistoria, comprendiamo come attraverso l’ansia siamo riusciti, e così ancor oggi, a prevenire la possibile minaccia che avrebbe compromesso la nostra vita/salute fisica. Questo tipo di pensiero è valido sia per potenziali minacce organiche che psicologiche. Per questo motivo l’obiettivo dell’ansia è salvaguardare la nostra salute dai pericoli che intercorrono nella nostra vita.
Ma allora perché è ritenuta invalidante da chi definisce di “soffrire di ansia”?
Perché l’ansia può essere patologica e lo diventa quando è frequente molto più dello stato di sicurezza da parte della persona e soprattutto quando si attiva e manifesta in momenti non eccessivamente minacciosi e/o pericolosi, in modo così elevato da modificare in negativo, e quindi non aiutare la persona, lo stato di equilibrio dell’individuo.
Come si manifesta: sintomi e manifestazione organica
Prima di descrivere quali siano i sintomi e le manifestazioni psicofisiche alla base dell’ansia, ritengo sia utile spiegare quali siano i meccanismi organici alla base della manifestazione dello stato di allerta che serve al nostro organismo per fronteggiare un pericolo.
Il nostro sistema nervoso è composto da due sistemi chiamati simpatico e parasimpatico. Il sistema simpatico si attiva quando viviamo e/o subiamo una situazione che possiamo definire “minacciosa”. Il sistema produce quindi, una serie di sostanze (adrenalina, ormoni dello stress, noradrenalina, cortisolo, ecc…) che servono per mettere in atto una risposta che chiameremo di attacco o fuga, e che servirà per difendersi dal pericolo e sopravvivere alla minaccia.
Allo stesso modo il sistema parasimpatico si attiva in momenti che possiamo definire “sicuri”, in cui non si ha la percezione o certezza di essere in pericolo. Attraverso la produzione di sostanze quali serotonina, endorfine e così via, l’organismo si pone in una condizione di sicurezza e rassicurazione per poter svolgere le attività organiche (come, ad esempio, la digestione) o ludiche e psicologiche (il sesso, il sonno, ecc…).
I sintomi dell’ansia incontrollata
Quando si soffre di ansia in modo incontrollato, il nostro sistema simpatico è sempre attivo e di conseguenza le sostanze prodotte ci permettono di fuggire o attaccare per rispondere al pericolo. Quando però il pericolo è immaginato e non reale, la sensazione che proviamo in risposta alla manifestazione ansiogena è disturbante e incoerente con la realtà esterna. I sintomi, chiamati così perché contraddittori rispetto al reale pericolo che si vive, possono essere diversi, quali:
- Accelerazione del battito cardiaco;
- Sudorazione;
- Respiro affannoso;
- Problemi intestinali;
- Senso di vertigini;
- Nausea.
Oltre a questi, i sintomi psicologici alla base dell’ansia sono:
- Preoccupazione eccesiva ed incontrollata;
- Panico, inquietudine;
- Paura di perdere il controllo;
- Agitazione;
- Rimuginio.
La reazione organica e psicologica dell’ansia non può essere risolta e quindi non può ridursi nel momento in cui non si ha di fronte un pericolo reale da affrontare. È per questo che non si riesce a limitare e diventa invalidante per la vita dell’individuo.
Come affrontarla senza incrementarla
Il principale nemico dell’ansia non sono le emozioni che provoca, quanto la reazione che si mette in atto per fronteggiarla. Il primo pensiero, con conseguente comportamento, che la persona partorisce è di limitare ed evitare il più possibile i sintomi ansiogeni. Per poter regolare l’ansia, però, bisognerebbe evitare una serie di situazioni o pensieri compromettenti e che alimenterebbero l’ansia. Il limite rispetto a queste dimensioni diventa però invalidante per la persona che subisce l’ansia, perché non gli permetterebbe di vivere la quotidianità, di raggiungere obiettivi importanti e/o di soddisfare i propri bisogni. Paradossalmente, più si pensa ad eliminare l’ansia, più la si incrementa insieme a tutti i sintomi che comporta!
È necessario, invece, accoglierla e dar lei significato, perché questo comporterebbe una riduzione dei sintomi ed una capacità maggiore nel regolare l’ansia.
Accogliere l’ansia
Prima di tutto, cerchiamo di accogliere questa emozione così disturbante poiché negare a se stessi la gamma di emozioni umane (considerando che le emozioni non si possano controllare!) è un esercizio fallimentare e soprattutto dispendioso in termini di energia, che non porta a nulla se non ad uno sensazione di fallimento e di incremento di emozioni sgradevoli. Se ci fermassimo ad accogliere l’ansia, i pensieri, ad osservarci, capiremmo che tutte le emozioni conseguenti all’ansia dopo aver raggiunto il picco più alto, iniziano a placarsi automaticamente, per via dell’auto regolazione corporea.
Contemporaneamente al momento di forte agitazione, si può effettuare una respirazione lunga e profonda che permetta di alleggerire le sensazioni sgradevoli. Il respiro, in queste situazioni, non è altro che l’àncora del nostro corpo che possiamo immaginare come fosse una barca in mezzo al mare in tempesta, che non è altro che l’ansia. Servendoci del respiro, potremmo percepire di far fluire le nostre emozioni negative all’interno e all’esterno del nostro organismo, quasi come se dovessimo controllare noi il loro ingresso. Questo esercizio iniziale non fermerà sicuramente lo stato ansioso, ma eviterà al diretto interessato di sentirsi fagocitato dal mare in tempesta.
L’ansia come messaggio per la nostra coscienza
Successivamente, è indispensabile dal mio punto di vista, considerare l’ansia come un messaggio comunicativo che il nostro cervello sta inviando alla nostra coscienza. L’ansia ci sta comunicando che stiamo avvertendo un pericolo e che questo pericolo, seppur immaginario, può compromettere il nostro equilibrio. L’ansia può aiutarci, nel momento in cui siamo lucidi e quindi non in preda a difenderci dalla minaccia, a guardarci dentro e a cercare di comprendere cosa ci stia preoccupando. Spesso l’ansia si manifesta in risposta alla nostra difficoltà nel leggerci dentro, e la sua manifestazione ha come messaggio quello di farci comprendere che non siamo in grado di ascoltare la nostra dimensione profonda e quindi che siamo in balia del caos.
Alcuni esercizi per regolare l’ansia
È appurato che non è utile cercare disperatamente (e in modo fallimentare) di liberarci dall’ansia, poiché questo non farebbe altro che alimentare la produzione di sostanze da parte del sistema simpatico.
Per cercare di regolare l’ansia in modo funzionale, si possono mettere in atto alcuni esercizi finalizzati prima di tutto alla gestione immediata del vissuto caotico e terrorizzante causato dall’ansia.
Annota i tuoi pensieri
Dopo aver respirato, attraverso anche esercizi di meditazione, si può pensare di annotare su un diario quali siano stati i pensieri precedenti alla manifestazione dello stato ansioso, in modo da ordinare i pensieri e quindi non sentirsi in preda alla confusione emotiva data dell’ansia.
“Sono preoccupato per il mio stato”
Nei momenti (per momenti si intende anche intere giornate in cui si sperimenta uno stato di ansia costante e disturbante, ingestibile) in cui si provano sensazioni sgradevoli causate dallo stato ansioso, dire a se stessi “sono preoccupato per il mio stato” darebbe un confine a quello che si percepisce e una distanza rispetto alla sensazione di essere fagocitato dalle sensazioni d’ansia.
Attività per rilasciare energie in eccesso
Ci si può focalizzare su una attività che possa aiutare a rilasciare energie in eccesso che potrebbero venire utilizzate per regolare l’ansia. Le attività possono essere varie: correre, camminare, ascoltare musica, disegnare, scrivere, cantare, suonare uno strumento e dal mio punto di vista, più sono coerenti con i desideri dell’individuo, più possono essere salutari.
Esercizi di visualizzazione
Infine, ma non per ultimo, è possibile anche fare veri e propri esercizi di visualizzazione per regolare l’ansia. Per qualche minuto inspira ed espira e cerca di visualizzarti in un ambiente familiare, amorevole e rassicurante, che trasmetta sicurezza, non necessariamente fisico. Pensando a qualcosa di rassicurante e lavorando sul respiro in modo regolato, si attiverà il sistema parasimpatico e quello simpatico ridurrà produzione di sostanze per contrastare minaccia.
Successivamente, metti una mano sull’addome, inspira dal naso come se stessi annusando fiore, conta fino a cinque e trattieni respiro, dopo i cinque secondi espira dalla bocca con le labbra socchiuse per cinque secondi, a fine espirazione trattieni il respiro a polmoni vuoti per altri cinque. Ripeti l’esercizio per qualche minuto.
Il mio consiglio per regolare l’ansia
Il consiglio che posso dare per quanto concerne l’ansia è di esprimerla attraverso una terapia che possa essere focalizzata sulla causa della manifestazione di essa e sul significato che essa comporta per l’individuo che la subisce, poiché renderla “amica”, conoscere il messaggio sottostante, osservarla in modo amorevole e realizzare che sia una vera e propria terapia d’urto finalizzata alla comprensione di uno stato profondo e nascosto di malessere, è uno dei primi possibili trattamenti indirizzato alla regolazione e riduzione di essa.
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